Once upon a time .. le Emozioni ?
- CoachFit
- 11 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Lucio Battisti scrisse: E stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me. Ma nella mente tua non c'è, capire tu non puoi. Tu chiamale se vuoi emozioni.

Bè non siamo molto distanti da queste parole che tanto si prestano ad una miriade di riflessioni, ma noi qui vogliamo soffermarci su di una in particolare, cioè dove hanno origine le prime diversità sulla gestione delle emozioni?
Uno studio (Gender Segregation in Childhood - Eleanor Maccoby e C.N. Jacklin NY 1987) effettuato sulle amicizie dei bambini mise in evidenza che già a tre anni ha inizio il cammino che porta alle prime questioni sulle “diversità” emotive.
A tre anni di vita lo studio mette in risalto come metà dei loro amici appartiene all’altro sesso, mentre crescendo già a cinque anni la percentuale scende a circa il 20% e a sette anni quasi nessun bimbo/a afferma di avere un’amicizia importante con un membro di sesso opposto.
Così piccoli, ma così sorprendentemente selettivi?
Un altro studio, che in qualche modo si ricollega al precedente, ci dice che in genere i genitori discutono le emozioni più con le figlie che coi figli maschi (Same and cross sex friendship in young children - John Gottman NY 1986).
Ecco che quindi da queste prime fasi di vita, attraverso le prime esperienze e dialoghi, le femmine vengono accompagnate ed introdotte al mondo delle emozioni, rispetto ai maschi con i quali invece il dialogo rimane più latente.
Potrebbe essere che sia allora questo uno dei motivi per i quali maschi e femmine affrontano le situazioni in maniera diversa?
Un lavoro di ricerca ci viene in aiuto, Leslie Brody e Judith Hall (in Gender and emotion) hanno riassunto e provato a descrivere gli studi condotti sulle differenze emozionali tra i due sessi, ipotizzando che nelle bimbe lo sviluppo più precoce del linguaggio le porti ad essere più capaci dei maschi nell’articolare i sentimenti e allo stesso tempo anche più preparate ad utilizzare l’uso delle parole nella gestione delle emozioni in situazioni anche di conflitto, evitando così il ricorso allo scontro fisico. I maschi, invece, possono risultare inconsapevoli degli stati emozionali propri e di conseguenza anche degli altri, avendo una minor conoscenza e padronanza della gestione degli stati emozionali.
Quante volte si sente in giro che le femmine adolescenti sono più “subdole” nell’affrontare i conflitti, mentre i maschi (più inconsapevoli) agiscono in maniera più aggressiva e fisica, proprio riflettendo lo stereotipo del “tipo duro e solitario”?
Certo è che non è possibile fare alcun tipo di generalizzazione, esistono moltissime forme e modalità attraverso le quali le persone imparano ad affrontare e gestire le emozioni, ma certamente (come insegna Freud..) molte delle nostre capacità ha origine nell’infanzia. Come questi studi rilevano.
Magari allora è lì che si debba dedicare molto più tempo per la giusta formazione?
Può essere forse che già dalla “prima infanzia” si debba (o possa) insegnare ai ragazzi ad essere più consapevoli delle proprie emozioni?
Insegnando loro cosa siano le emozioni.
Lo Sport e le attività psico-motorie
Lo sport può essere così un grande amico, in grado di coinvolgere le persone, di avvicinarle alla sana competizione che nasce dalle sfide e dal gioco e affiancare in questo modo i processi educativi.
Le sfide, gli ostacoli e anche (anzi, soprattutto!) gli errori rappresentano i momenti più idonei per stimolare i ragazzi sugli aspetti legati alla gestione emotiva.
Saper riconoscere le emozioni è il primo grande passo verso la sana relazione tra persone, verso la socialità, fino poi al mondo del lavoro (qui che nascono i potenziali Leader ?)
Sapersi relazionare, sapendo riconoscere e valorizzando le emozioni di chi ci sta intorno.
E se stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me, ma nella mente tua non c'è, allora si che capire tu puoi.. e Tu chiamale se vuoi emozioni!
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